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CARBON FOOTPRINT

L’Accordo di Parigi, entrato in vigore a novembre 2016, ha come obiettivo di contenere l’aumento della temperatura terrestre cercando di limitare l’incremento a 1,5°C.

Questo è possibile solo riducendo progressivamente le emissioni.

L’impronta di carbonio, in inglese carbon footprint, si esprime in tonnellate di CO2 equivalente (indica l’impatto sul riscaldamento globale di una certa quantità di gas serra rispetto a quello che avrebbe la stessa quantità di CO2) e determina gli effetti ambientali che le emissioni (provocate da prodotti, servizi, organizzazioni e individui) hanno sui cambiamenti climatici.

Secondo le indicazioni del Protocollo di Kyoto del 1997 (firmato da più di 180 Paesi, in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) i gas serra che devono essere presi in considerazione sono: anidride carbonica (CO2), metano (CH4), monossido di diazoto (N2O), idrofluorocarburi (HFC), perfluorocarburi (PFC) e esafloruro di zolfo (SF6). 

In base alla categoria di provenienza delle emissioni, possiamo individuare 3 tipologie di carbon footprint:

 

 

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